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La vite nell'epoca moderna


     Con la scoperta dell'America (1492) la "vitis vinifera" emigrò nel Nuovo Mondo al seguito dei "conquistadores", e di gesuiti, francescani e altri religiosi, che varcavano l'Atlantico per divulgare la religione cattolica. Prima dei colonizzatori europei, non sembra che la vite in America venisse utilizzata per produrre bevande alcoliche, anche se molte specie del genere Vitis già esistevano allo stato selvatico.
      La vite europea venne introdotta in Messico, intorno al 1520 - 1530. Dal Messico la viticoltura si diffuse nell'America Latina al seguito delle conquiste spagnole. Già nella prima metà del XVI sec. la vite era diffusamente coltivata in Cile. Nel 1556 la vite fu introdotta in Argentina da un gesuita. I Gesuiti piantarono vigneti, oltre che in Cile e Argentina, anche in Perù, Paraguay, Uruguay e Bolivia, mentre lo sviluppo della viticoltura in California, alla fine del XVIII secolo, si deve alle missioni francescane.
       Tutti i tentativi fatti nel '600 e nel '700 d'impiantare viti provenienti dall'Europa, ossia di introdurre la vitis vinifera, nel Nord America per migliorare la qualità, però, fallirono in maniera all'epoca inspiegabile. Si scoprì poi che a uccidere la vite europea era la fillossera.
      La vite fu introdotta nell'Africa del Sud nel 1655 da coloni olandesi, mentre furono alcuni Svizzeri a introdurre la vite in Australia verso il 1850.
      Nel frattempo in Italia, nel XVI secolo, erano diventati rinomati i vini siciliani, quali il Corniola di Palermo, il Ciminense, il Narense, nonché i vini veneti, piemontesi e toscani, fra cui il Chianti, il Montepulciano, detto poi Vino Nobile, e la Vernaccia di San Gimignano; man mano cominciavano ad acquistare rinomanza anche l'Orvieto e i vini dei Castelli Romani, mentre già noto era l'Est, Est, Est di Montefiascone.
      In Europa e nel mondo era cominciato l'interesse per altre bevande alternative o in ogni caso concorrenziali al consumo del vino.
      Alla fine del 1400 comincia l'interesse per il consumo dell'"acquavite" che era facilmente trasportabile senza problemi di stabilità e occupava poco spazio.
      Un altro concorrente del vino diventa sempre più la "birra", specie dopo che gli olandesi gli conferiscono il sapore amarognolo del luppolo.
      Nel 1660 diventa di moda in Francia bere "cioccolata", che proveniva dal nuovo continente e sembra sia stata importata in Spagna dal Messico nel 1504.
      Dall’'oriente invece, ed esattamente dall'originaria Etiopia, nello stesso periodo proviene il "caffè, ed ebbe grande successo specialmente in Francia. Nasce la moda dei "Cafè de Paris".
Gli inglesi mostrano invece una maggiore predilezione per il "tè". Un'altra bevanda di moda fu il d"gin". Vi fu anche un grande interesse per il "brandy"; esso veniva anche aggiunto all'acqua potabile delle navi per disinfettarla e migliorarne il gusto. Tutto ciò creò gravi problemi ai produttori e ai commercianti di vino.
      Di fronte alla crisi, i commercianti di vino di Bordeaux e di Nantes, non tollerando più il monopolio marittimo degli olandesi e i loro metodi commerciali, spinsero la Francia di Luigi XIV a fare guerra all'Olanda.
      Nel 1672, quando la Francia entrò in guerra con l'Olanda, la Spagna e il Portogallo diventarono i principali fornitori degli olandesi, che andavano a rifornirsi di vino bianco a Jerez e a Lisbona e di vino rosso ad Oporto.
      Nel 1678 l'Inghilterra entra in guerra con la Francia, per cui anche i commercianti inglesi s’interessano al vino portoghese, seppure di scadente qualità. Nel 1686, fatta la pace con la Francia essi ritornano a interessarsi al "claret", ossia al vino rosso che nel bordolese e in tutta la Francia veniva prodotto con tempi di macerazione relativamente brevi (circa 48 ore), da cui il nome.